sabato 13 dicembre 2008

Un giocatore coi baffi

A noi gatti, si sa, piace giocare. È un impulso irresistibile quello che ci fa spuntare gli artigli quando una pallina per casa improvvisamente si mette a rimbalzare o un nastro di stoffa a strisciare. Tutto è degno di una zampata, purché si muova. Sarà l'istinto del cacciatore che come un'energia esplosiva prende il sopravvento, anche quando ci rendiamo conto che l'obiettivo dell'attacco è lo stupido fantoccio inanimato di una preda vera. Certo non è la stessa cosa ma, come tutti gli animali domestici incluso l'uomo, anche noi viviamo di illusioni. La nostra consiste nel dimenticare la mano umana che agita il fantoccio, tira il nastro e lancia la palla. Non è un esercizio facile ma non siamo d'altra parte neanche la specie meno creativa del pianeta. Ci arrangiamo.

Il mio amico umano ci sa fare, inventa giochi divertenti, ha una mano lesta. Tanto lesta che non devo ricorrere a tutta la mia immaginazione per riuscire a non vederla. Ma io non sono l'unico che gioca volentieri con lui. Anzi, la sua arte di far giocare gli altri è molto apprezzata anche da esseri umani. Alcuni ne diventano addirittura dipendenti e lo cercano, lo sfidano per indurlo a tirare fuori una nuova palla o un nuovo nastro. Certo si tratta di individui particolari, giocatori naturali e totali: tipi che vivono per giocare e prendono la vita per un unico grande gioco. Soggetti che davvero la mano del burattinaio non la vedono più, anzi si rivoltano incanagliti contro chi tenta di indicargliela. L'importante è continuare a giocare.

C'è, fra gli altri, un compagno di giochi umano del mio coinquilino, che è davvero un giocatore superiore, uno di quelli che non rinuncerebbero mai a iniziare un nuovo gioco, purché debitamente provocati a farlo. Si può dire che sia un giocatore coi baffi, in senso metaforico e letterale. A differenza del mio compagno, che è un imprenditore, lui è un politico e la politica è il suo gioco. Il fatto che sia divenuto comunista a 9 anni, età in cui di solito si gioca ancora coi soldatini, la dice lunga sul suo rapporto ludico con le ideologie. E se è vero che si riesce bene in una cosa solo se ci si diverte a farla, il suo grande successo in politica dimostra che la sua carriera è davvero il suo passatempo preferito.

Il tipo di gioco che egli predilige è uno altamente complesso, possibilmente privo di utilità pratica ma in grado di procurare a chi lo gioca bene l'attestazione pubblica di un'intelligenza sopraffina. La visibilità delle sue mosse al gioco gli interessa più del potere che esse gli procurano; ma siccome il potere procura visibilità, anch'esso fatalmente finisce per interessarlo. Questo suo amore indiretto per il potere e la passione diretta per le brillanti evoluzioni della mente gli hanno permesso per lunghi anni di trovare appagamento fuori dai governi, rincorrendo traguardi senza premi istituzionali. È stata la sua fase decoubertiniana.

Ma il gioco è un vortice che gira sempre più in fretta e sempre più in alto, e ogni vero giocatore in definitiva gioca solo per lasciarvisi risucchiare. Per fortuna un destino benevolo volle porre, sulla strada di questo giocatore sempre più annoiato che cercava invano il grande vortice in piccoli girotondi, l'uomo della sua vita, il playmaker, il maestro di giochi, nella persona del mio amico dalla mente semplice. Dotato di una mente sì semplice ma anche molto pratica, egli si rese subito conto di ciò di cui questo signore amante delle sfide andava in cerca e, aiutato da un gruppo di freddi pokeristi, fenomeni circensi ed ex-croupier, si mise a inventare per lui i giochi più difficili che costui avesse mai conosciuto.

Il primo fu la Bicamerale, un gioco illusionistico a squadre capace di durare parecchi mesi, in cui la simulazione dei ruoli raggiunge una tale intensità da far perdere il senso della realtà ai suoi partecipanti senza bisogno di usare droghe. Quale ammirazione dovette provare il giocatore per questo capolavoro d'arte dissimulatoria, e quale riconoscenza per i suoi ideatori quando, dopo essere andato a letto una sera coi baffi di Richelieu, si risvegliò la mattina dopo con quelli dell'omino di sempre.

Ci voleva subito un altro gioco e l'entourage del mio amico elaborò per lui una variante della roulette russa: la pallottola del presidente. È un gioco per due persone. Uno interpreta il presidente di qualcosa; l'altro sceglie un evento estemporaneo e scarsamente prevedibile, avverandosi il quale il gioco finisce con le dimissioni del giocatore-presidente. L'evento estemporaneo, per analogia con la roulette russa, si chiama in gergo "la pallottola in canna", da cui il nome del gioco. Il baffino impersonò il ruolo di presidente del consiglio e il mio amico scelse come "pallottola in canna" il risultato delle elezioni regionali. Il partito del presidente perse e lui con fair play si dimise. Il giorno dopo telefonò al mio coinquilino per ringraziarlo dell'esilarante divertimento provato.

Nonostante poi negli anni successivi questo giocatore compulsivo esigesse sempre nuovi giochi, il mio amico era troppo occupato a curare i suoi affari per potersi dedicare al divertimento altrui, se si esclude me ovviamente. Soltanto avvicinandosi nuove elezioni, turbato dalla possibilità di dover badare ai suoi interessi personali da privato cittadino anziché da statista, il mio massaggiatore ideò per l’homo ludicus coi baffi una variante del famoso Monopoli, dove l’obiettivo era di scalare una banca. La nuova prova entusiasmò il giocatore, la cui passione rimarrà per sempre documentata in commoventi registrazioni telefoniche. Ma quel gioco durò poco, con grande frustrazione dell’aspirante banchiere, a causa degli onnipresenti giudici, da cui è perseguitato quasi quanto il mio amico.

Per solidarietà la think tank del mio compagno escogitò per lui un gioco nuovo e speciale, ispirato al genere dei videogiochi shoot’em all, con una venatura paranoide attestata dal titolo: Distruggi la sinistra prima che essa distrugga te. È un gioco che sta andando avanti da mesi con successo. Ogni tanto baffino chiama per raccontarci quanto si stia divertendo.

sabato 6 dicembre 2008

Di gatti morbosi, esperimenti telepatici falliti, sfoghi poco umani e uomini di pace

Finalmente Pelliccia Ricrescente è tornato dal suo viaggio a Tirana e io ho di nuovo accesso a internet. Prima le sue assenze non mi pesavano, ma ora che sono diventato un personaggio nella cat chat e ho anche aperto Cuorefelino, ci sono sere in cui la mia protesi umana mi manca proprio. Dopo giorni che non aprivo la mia casella di posta elettronica, l'ho trovata intasata di email. Per metà erano messaggi di gatti che protestavano per l'aumento dell'IVA alle tv satellitari. Si tratta per lo più di animali morbosi che si eccitano davanti ai documentari del National Geographic. Ho mandato un'email collettiva ai membri della chat per chiarire una volta per tutte che l'indirizzo giusto è: segreteria.presidente@governo.it.

Nei giorni scorsi, spinto dalla voglia di comunicare, ho perfino ripreso a esercitarmi nel controllo telepatico degli altri umani di casa, ma senza grande successo. Nessuno fra familiari e domestici ha infatti una mente abbastanza semplice da permettermi una pur elementare forma di condizionamento. L'unica persona con cui potrei avere qualche chance è la consorte del mio amico, che se non ha una mente semplice ce l'ha però parecchio provata, e a volte cade in una specie di catalessi esistenziale particolarmente adatta a interferenze telepatiche. Inoltre mi crede la reincarnazione di Tutankhamon (credo per associazione mentale con "gatto sfinge"), cosa che la rende ancora più vulnerabile al mio magnetismo. Consapevole di ciò, non perdo occasione di rinforzare questa sua convinzione fissandola per minuti interi di sguincio come un geroglifico egizio. Nonostante questo, finora non sono riuscito a farle nemmeno aprire una scatoletta, bensì al massimo l'anta della credenza dove sono conservate, con l'effetto controproducente di vedermele tutte davanti agli occhi senza poterne gustare una.

Per tornare al tema dell'IVA sulle tv via satellite, il mio coinquilino ha avuto fino a ieri un diavolo per capello sintetico per via del video di protesta trasmesso su Sky. Ha urlato, sbraitato, sbavato, tentato di far fuori il maggiordomo a mani nude, strisciato per terra, aggiunto qualche taglio d'artista alla tela di Fontana nel soggiorno e alla fine per calmarsi si è messo a vedere uno dei suoi video preferiti. Sono comportamenti che potrebbero interessare il pubblico felino di National Geographic ma certo non me: ho dovuto cercare pace nei restanti 750 metri quadrati dell'abitazione.

Oggi non sono più costretto al confino perché lui è tornato più pimpante di prima grazie ai suoi generosi amici del PD, che stanno riuscendo a fargli battere ogni record di consensi nonostante il suo governo tagli la spesa pubblica e aumenti le tasse contemporaneamente. Oggi ne ha chiamati un paio al telefono per ringraziarli e gli ha promesso che chiederà ai vertici del loro partito che vengano candidati nei collegi elettorali più sicuri alle prossime amministrative. È bello quando torna l'uomo di pace di sempre.

venerdì 28 novembre 2008

Di occhi sgranati, pillole blu, poesie tedesche e pistole rosa

C'è una habitué del salottino del mio amico che da qualche tempo ha un po' diradato le sue visite private. La prima volta che ci fece visita fui convinto che la mia glabra nudità l'avesse scandalizzata tremendamente, perché mi guardò con tali occhi sgranati che nemmeno una gatta con cuccioli attorniata da lupi affamati sa spalancare. Quando però il mio coinquilino andò nella stanza vicina a prepararle un drink, la signora si distese in uno sguardo normale, per poi riprendere prontamente l'espressione terrorizzata di prima al ritorno di lui. Questa strana dinamica oculare m'incuriosì. Che fosse il mio compagno a farle questo strano effetto? La tenni sotto osservazione per un po' nelle sue apparizioni domestiche e mediatiche, fino a giungere alla conclusione che la trasformazione dei suoi occhi in fanali è da mettere in relazione alla presenza di individui maschi della sola specie homo sapiens o di una telecamera.

Invece la signora inquietò me per davvero. Quando è in sua presenza, il mio amico viene preso da un enorme turbamento. I nostri canali telepatici vengono investiti da una tempesta di rumore, la sua mente semplice diventa per me illeggibile (sospetto diventi tale anche per lui), mentre il controllo dei suoi movimenti, per quanto mi sia ancora possibile, diventa troppo rischioso: sarebbe come per un essere umano guidare una macchina bendato. All'inizio pensavo che forse quelle pillole blu che il mio amico si ingolla a decine prima di ogni visita della signora c'entrassero qualcosa. Poi ho notato che lo stesso effetto lo assale anche quando costei gli piomba in casa inattesa, prima che il rito delle pillole abbia luogo.

In quei momenti di disorientamento cerebrale del mio amico interrompo ogni contatto telepatico e mi limito a guardare. Mi piace guardare gli umani: è istruttivo. Tanto più che, al di là della telepatia, ai gatti viene concessa una libertà di accesso alla più privata delle situazioni umane che è comune solo ai soprammobili. Ma a maggior ragione un gatto discreto come me, per di più conscio del ruolo importante del suo coinquilino, deve prestare attenzione a non rivelare fatti che potrebbero danneggiare la sua casa. Il problema è che la morale umana è talvolta misteriosa e impone di tacere su comportamenti naturali per una coppia di individui della stessa specie e di sesso opposto. Nell'imbarazzo di non saper giudicare cosa convenga o non convenga dire, userò allora un linguaggio traslato che mi risulta confarsi alla morale umana e dirò che abitualmente i due sospirano ad alta voce delle poesie di Rilke e discutono con passione sulla teodicea contemporanea.

Detto questo, voglio accennare a una trovata della signora, che lei ha definito la "pistola rosa". Si tratta di un aggeggio da dare in dotazione a femmine umane a rischio di corteggiamenti da parte di maschi aggressivi e che consentirebbe una castrazione chimica immediata del maschio al premere di un grilletto. Mentre qualche giorno addietro la signora stava illustrando la sua idea, ne ha tirato fuori un prototipo dalla borsetta e il mio amico si è arrampicato sul lampadario. Allora la signora, tenendo gli occhi sempre ben spalancati, ha rassicurato il mio compagno che il prototipo non funziona. Al che lui è sceso dal lampadario e ha detto: "Bene bene, allora facciamo subito una simulazione d'uso", e si sono rimessi a leggere Rilke con più trasporto del solito.

martedì 25 novembre 2008

Della felinità degli Italiani, di Anfitrioni di successo, ospiti felici e anime in estinzione

Tra noi gatti l'Italia ha giustamente fama di essere uno dei paesi più felini al mondo. Gli Italiani amano gli animali, sono cordiali e affettuosi verso i gatti (il detto sui vicentini dev'essere tutt'al più un retaggio di tempi di guerra o carestia) e sanno gustarsi la vita; sono per giunta abbastanza sedentari. Ma quello che li rende davvero simili ai felini è il loro pragmatico opportunismo.

Molti maschi umani in Italia scelgono la propria compagna secondo la sua predisposizione a provvedere all'alimentazione del nucleo familiare e alla cura della casa. Molte umane italiane d'altra parte selezionano il proprio compagno sulla base della sua disponibilità a trascorrere diverse ore al giorno fuori di casa, assicurando loro la necessaria indipendenza. Lo prediligono inoltre dotato di una buona fonte di reddito, per poter disporre del proprio tempo liberamente, senza doversi sottomettere alla semiviolontaria schiavitù che gli umani chiamano "lavoro".

La fase di svezzamento negli umani italiani si prolunga spesso ben oltre l'età matura: essi rinunciano a cercare una nuova casa e a formare una nuova famiglia pur di continuare a venir nutriti dalle loro madri nel luogo familiare della loro infanzia, mostrando una fedeltà agli affetti e ai luoghi che supera quella dei mici più coccolosi.

Stando così le cose, i miei amici della cat chat non dovrebbero stupirsi del successo del mio compagno in Italia. Egli, come posso confermare personalmente, è l'Anfitrione perfetto, l'ideale padrone di casa, nella quale non fa mai mancare niente. Molti Italiani, gattoni in nuce, vivrebbero volentieri al mio posto. Da quando ha annunciato attraverso i suoi programmi di voler fare dell'Italia casa sua, gli Italiani sono come impazziti. Per loro si è aperta la prospettiva di una cuccagna senza fine, cibo e divertimenti gratis, lunghi riposini diurni sul divano. E lo hanno portato in un trionfo che dura ancora oggi.

Certo resiste in Italia una minoranza curiosa di persone con una tristezza congenita, anime ascetiche che, avvolte in bandiere e striscioni come fossero sudari, si avventurano anche col maltempo sulle strade per protestare contro le promesse materiali del mio coinquilino in nome di astratti principi, anziché restarsene a casa al calduccio. C'è persino chi si dice pronto a rinunciare al cibo in cambio del rispetto di tali principi, negando in tal modo la propria natura, risultato di milioni d'anni di evoluzione alla caccia di nutrimento. Darwin li direbbe animali destinati all'estinzione.

domenica 23 novembre 2008

Di deontologia felina, invidia del pelo, unguenti miracolosi e bandane

Come dicevo qualche giorno fa, nella cat chat ci sono molti gatti, soprattutto stranieri, che fanno sarcasmo sulla strana coppia costituita da me e il mio compagno. Lo fanno per lo più in maniera obliqua, non potendo per deontologia felina imputarmi di opportunismo, che è una pratica sacra nel mondo dei gatti. Ma proprio mentre lodano il mio spirito di adattamento e la mia capacità di distacco dal mio ambiente domestico e dalle creature che lo popolano, retoricamente fanno delle incolmabili differenze intellettuali fra me e il mio compagno una questione. Sono allusioni che non raccolgo, anche perché le ritengo dovute a invidia. Nessun gatto ha mai abbandonato una casa calda, spaziosa e ben rifornita di cibo per i limiti intellettuali del suo inquilino: se lo facesse verrebbe subito radiato dall'ordine.

Ma visto che questo è un blog personale, dove ho deciso di mettermi davvero a nudo, a cominciare dalla pubblicazione del mio ritratto senza veli su ogni pagina, confesserò anche una motivazione personale che, oltre agli obblighi morali che ogni gatto ha nei confronti della sua specie, mi fa desiderare la frequentazione del mio amabile compagno. Guardate ancora una volta la mia fotografia. Osservate il modo in cui lo spellicciamento artificiale a cui è stata soggetta la mia cosiddetta razza mi abbia sfigurato nei lineamenti e nelle dimensioni rendendomi una specie di ibrido antropofelino magro e rugoso, incapace di mentire sulla propria stazza con un arruffamento del pelo, privato di tutte le espressioni tricologiche che un felino ha a disposizione, ipersensibile alle modeste variazioni di temperatura che mi investono ogni volta che si apre la porta dell'ingresso o una mano umana mi accarezza. Anche se l'essere spellicciato mi dona, secondo l'ineffabile logica dei bipedi, dei quarti di nobiltà, e con essa l'ospitalità di una famiglia ricca dai gusti ricercati e dagli appartamenti fastosi, non passa momento in cui io non desideri di rinunciare a tutto questo in cambio del pelo dei miei avi.

Ebbene, il mio convivente è uno dei pochi al mondo ad aver dimostrato che una sindrome di spellicciamento progressivo può essere non solo arrestata, ma addirittura invertita. Il mio sogno è che un giorno, mosso a empatia verso il mio stato miserevole, egli si decida ad applicare anche alla mia pelle i suoi unguenti miracolosi. Per questo sarei perfino disposto a travestirmi anch'io per un mese da pirata.

sabato 22 novembre 2008

Di aringhe fresche, infiltrati sonnacchiosi, crocerossine e gatti scomparsi

Ieri il mio convivente è tornato a casa proprio su di giri, e per tutta la sera è stata festicciola a base di aringhe fresche e caviale iraniano. Era divertitissimo perché non solo ne ha combinata un'altra alla sinistra, ma questa volta riesce pure a passare per un vero uomo delle istituzioni, superiore alle degradanti beghe di palazzo e alle chiassose lotte per una poltrona in più. Il motivo della sua allegria è la vicenda in corso sulla commissione vigilanza RAI, alla cui presidenza è stato eletto, apparentemente per caso, un tal Villari del PD, che in realtà è uno sleeper, un agent dormant, un infiltrato in letargo che il mio compagno ha ereditato da Mastella, assiduo frequentatore di questa casa da quando non frequenta più i salotti televisivi, odiagatti permalosissimo, una delle poche persone al mondo che io riesca a guardare in cagnesco. Mentre mi accarezzava sul divano, il mio caro amico esultava: “uno, dieci, mille Villari!”. Una rapida perlustrazione telepatica della sua mente semplice mi confermava in effetti che gli sleepers nel partito di Veltroni ammonterebbero a quasi metà dei parlamentari del PD, anche se non posso escludere che l'ottimismo patologico del mio amico non ne abbia deformato le reti neuronali al punto che ricavare un quadro fedele della realtà sia in questo caso impossibile.

Se fosse un gatto, il Villari sarebbe uno di quei sornioni castrati capaci d'infilzare con le unghie e fare le fusa contemporaneamente, un mangiacroccantini civilizzato che usa il suo istinto solo per accontentare l'umano più potente che c'è intorno; capace persino di pensare all'uomo in termini di "padrone". Roba da cani.

Frida, da anima idealista qual è, s'interroga nella cat chat room sullo stato di salute mentale di questo personaggio, che si è fatto sbattere fuori dal PD dopo una settimana di tergiversamenti veltroniani e ora ha ricevuto l'invito a dimettersi, nell'ordine, da: Fini (presidente della Camera), Schifani (presidente del Senato), Casini (presidente dell'associazione ex-presidenti della Camera). Siccome dietro ogni anima pura di sinistra c'è sempre una crocerossina, Frida si dispera ora a cercare di contattare il gatto di Villari - sempre ne abbia uno, cosa che non credo - per verificare la condizione psichica dell'uomo, che si trova impegnato come Don Chisciotte a combattere contro i mulini a vento, abbandonato da tutti e amico di nessuno. Frida, amore di naiveté, blauäugige Liebe, ti posso rassicurare: è tutto sotto controllo. Villari doveva solo tirare avanti qualche giorno in più per far fare a Veltroni la figura del pirla. Adesso può dimettersi e ti posso assicurare che il mio compagno è generoso d'animo verso chi gli usa cortesie.

Chi piacerebbe invece rintracciare a me è Cesare, il gatto di Veltroni, che da tempo è sparito dalla cat chat e non risponde più nemmeno alle email. Basta solo che non ricompaia un giorno con la bella scusa che anche internet è controllato dal potere come tv e giornali.

giovedì 20 novembre 2008

Di chat feline, limiti della telepatia, problemi di pelle (e di mente) e gattine pasionarie

Nella chat room sono spesso preso di mira dagli amici gatti per via della mia posizione particolare di compagno di un uomo importante dalla mente semplice. In effetti non è una situazione che accada frequentemente. Soprattutto i gatti stranieri (nel senso di quelli che vivono al di fuori dell'Italia) rimarcano continuamente che dalle loro parti una tal cosa mai potrebbe succedere. Secondo loro gli esseri umani importanti di quei luoghi sarebbero tutte menti complesse impossibili da controllare. Fanno facili ironie sull'Italia ma noi da qui rispondiamo sornioni che il tempo a queste latitudini è più piacevole e in ogni caso il cibo è migliore.

Gli amici della chat room mi prendono di mira per il mio ostinato rifiuto di immischiarmi nell'attività politica del mio compagno, che alcuni di loro chiamano spregiativamente l'ometto. La mia presenza nella chat room attira i gatti politici come il formaggio i topi. Da quando si è saputo con chi convivo e la misura in cui lo controllo telepaticamente, è esploso il dibattito politico. Gatti di destra, gatti di sinistra, gatti di centro, gatti extra-parlamentari: è tutta una processione di felini ideologizzati che mi chiede di far fare questo e quell'altro al mio compagno. Qui c'è una legge da cancellare, là ce n'è un'altra da promulgare, e le tasse vanno ridotte, no invece vanno alzate, le auto rottamate, i cani rinchiusi, i gatti randagi assistiti, i topi moltiplicati. Il tutto viziato da mostruosi conflitti d'interesse: generalmente il gatto cerca di favorire il suo compagno umano. Questo succede soprattutto con i gatti che convivono con umani politici: non hanno dignità nelle loro richieste.

Ma io non cedo. Innanzittutto non credo sia giusto condizionare occultamente la vita democratica di un paese sovrano. Interverrei soltanto se pensassi che la democrazia fosse davvero in pericolo, cosa che per il momento non mi sembra vera. In secondo luogo - la verità non deve mai imbarazzare - il mio compagno è un brav'uomo, accarezza bene e non risparmia sul cibo, ma in politica ha già fatto più di una boiata. Io non vorrei che qualcuno fra gli amici gatti potesse incominciare ad avere dubbi su cosa è farina del suo sacco e cosa del mio, come per esempio è successo quando qualcuno ha attribuito questo a una mia stravaganza, complimentandosi pure per il colpo di genio. Ora, a parte che il controllo telepatico ha un raggio più corto della WLAN e mentre lui stava a Mosca io ero ad Arcore, c'è qualcuno che pensa che un gatto spellicciato come me possa fare battute sulla pelle altrui? Ma appunto per non alimentare dubbi è meglio tenere le zampe alla larga dalle faccende politiche e non rischiare la reputazione.

E poi ci sono delle cose che neanche il più cerebrale dei gatti può far fare alla mente umana più semplice. Ci sono convinzioni che affondano le radici in un subconscio di fobie e desideri di origine infantile che sono irriducibili. Ne ho parlato proprio l'ultima volta a proposito dei giudici. Ma sono cose che tanti non vogliono capire. Come una gattina della chat, Frida, niente male, che è pasionaria di sinistra e conscia del suo fascino, e che mi ha già chiesto ripetutamente di mandare in crisi il governo in cambio di incontri più che amichevoli. Ma io ho sani principi morali, non mi sono mai venduto per una gatta e men che meno lo farei per una gatta virtuale. Vedere cammella cadere governo, per parafrasare il mio compagno.

mercoledì 19 novembre 2008

Di felini, umani, potenti e servi spellicciati

Salve, sono il felino ritratto a fianco. Qualche imbecille d'essere umano si è dilettato a fare esperimenti con il DNA dei miei avi e ora io mi ritrovo senza pelliccia. Per qualche ragione a me oscura (non ho studiato egittologia) la nuova freddolosa razza di cui faccio parte è stata denominata "sfinge". Sarei dunque un gatto sfinge. Bah. Nome idiota che declino volentieri. Anche il nome con cui mi chiama il mio amico umano non è un granché. Se mai dovessimo conoscerci meglio ve lo potrei rivelare. Intanto, per riappropriarmi della dignità di cui mi hanno denudato, qui mi firmo semplicemente felino.

Non sono ovviamente io a scrivere - avete mai visto un gatto scrivere al computer? No, appunto, e nemmeno noi gatti spellicciati abbiamo questa facoltà. Per cui mi devo servire del mio amico umano, che ha una mente semplice ed è facile da controllare. Mi connetto a lui per via telepatica di notte, dopo che si è addormentato, e gli faccio fare quello che voglio. All'inizio mi limitavo a fargli aprire una scatoletta di carne per un'improvvisata cenetta notturna, poi la curiosità mi ha spinto a provare nuovi condizionamenti. Gli ho fatto ballare il tip-tap, suonare una balalaika immaginaria cantando una canzone siberiana strappalacrime, mangiare la mia pappa mentre io cenavo col suo caviale, e chattare via internet con gli altri gatti che hanno altri amici umani dalla mente semplice.

Uno di questi miei amici felini ha un blog e mi ha dato l'idea di aprirne uno mio. Questa è la prima prova e mi pare che stia venendo bene. Devo un po' combattere con l'istinto del mio amico umano a commettere errori di ortografia ma con un po' di attenzione alla fine verrà fuori un testo pulito.

Il mio amico umano è una persona che, per quanto abbia una mente semplice, ha avuto un grande successo nella vita. È una persona importante in questo posto che chiamano Italia. Anche se non credo sia la persona più importante, c'è molta gente che lo crede. Ma forse io sono influenzato dal fatto di conoscere bene la semplicità della sua mente. Che sia una persona importante lo si vede da quanto ossequiosi nei suoi confronti siano gli altri umani che lo visitano. L'altro giorno è venuto a trovarlo un umano alto e spellicciato in testa che lavora per lui. Gli ha fatto un profondo inchino come nei film di cappa e spada si fa al re. Il mio amico, che con me è sempre gentile e affettuoso, senza nemmeno guardarlo in faccia gli ha urlato che era molto insoddisfatto per come stanno andando le cose, che i giudici vogliono metterlo in carcere per impedirgli di governare e che ci vuole subito una legge per cui quello che oggi è reato smetta di esserlo domani, e soprattutto smettano di esserlo le cose che fa lui (corruzione, falso in bilancio). Al che l'umano alto e spellicciato ha fatto una faccia un po' tribolata ma si è subito inchinato di nuovo due volte e se ne è andato. Oggi ho visto la foto dello spellicciato sul giornale e sembra che si sia dato da fare, anche se a metà. La corruzione e il falso in bilancio rimangono reati, però non si va più in carcere. Così il mio amico umano può continuare il suo lavoro senza che i giudici glielo impediscano. Che cosa ci stanno a fare poi questi giudici io ancora non l'ho capito. Perché non si limitano semplicemente a giudicare se stessi anziché gli altri? Leggere la mente del mio amico purtroppo in questo caso non aiuta. Ogni volta che gli lascio riecheggiare dentro la parola giudice ne escono fuori solo parolacce.