mercoledì 13 maggio 2009

In volo intorno al mondo, sullo strascico di madonna Veronica

Avevo salutato l'addio a mezzo stampa di madonna Veronica con partecipata solidarietà; già dopo pochi giorni me ne devo pentire, portato via come sono dai suoi strascichi. Prima meta: l'Egitto. Sono in viaggio, mercé del mio coinquilino, per uno dei tanti vertici balneari che i potenti ominidi del pianeta si regalano per sfuggire a palazzi polverosi, ordini del giorno e mogli possessive. Dalla suite in riva al mare in cui sono confinato, un orizzonte di bagnanti panzuti si è sostituito ai familiari giardini di casa.

A seguito del festino di compleanno più deleterio nella storia della famiglia italiana, il mio amico si trova in libertà vigilata sotto il tiro dei paparazzi d'Europa (il lodo Alfano non ha giurisdizione sui tabloid d'oltralpe). Questa situazione lo ha costretto a sostituire all'ultimo momento il qualificatissimo seguito diplomatico che aveva predisposto per l'incontro italo-egiziano di Sharm El Sheik. Così mi ha nominato suo accompagnatore ufficiale: forse in risposta a chi qualche giorno fa lo interpellava invocando senatori-cavalli; forse perché il suo priapismo prorompente, indotto da un iperconsumo di pillole blu e dalle endovenose del suo medico personale, si ammoscia solo di fronte alle mie fattezze feline.

Sono per lui un memento abstinere semper, o se non sempre, almeno fino al termine del vertice. D'altra parte per lui sono iniziati tempi di quaresima: già non si contano i party per il diciottesimo delle sue bambine sparse per il regno a cui ha dovuto rinunciare in questi giorni, con sollievo del suo PR Telesina e del Ragioniere Generale dello Stato.

Il fatto che ora ricorra a me per avere compagnia dimostra quanto solo egli si senta. Si potrebbe dire che la fata turchina abbia abbandonato Pinocchio a se stesso. E anche se lui per il momento simula la tranquillità di un pupazzo di legno, dentro piange come il ciuchino dopo la notte brava nel paese dei balocchi. Morale della favola: per il sottoscritto si preannuncia un'odissea per gli alberghi di tutto il mondo (solo Obama forse mi risparmierà la trasvolata oceanica).

In vista di questo, i gatti politicizzati che affollano la cat chat hanno ricominciato a invitarmi all'azione. Vogliono convincermi ad approfittare della prossimità quotidiana al mio compagno sulle scene dei suoi delitti diplomatici per contenerne telepaticamente le estrosità. Perfino la mia amata Frida mi ha mandato il link dell'intervento di Bonino in tv con l'augurio: "Buon viaggio, micione!".

In viaggio lo siamo un po' tutti, attirati irresistibilmente dalla nuova frontiera, la quarta sponda al di là del mediterraneo, la terra della libertà: noi due, la strana coppia, in Egitto; l'ombra lunga del mio balio in Algeria e Angel Face in Israele. Perché non sembrasse un privilegio di casta il mio compagno ha voluto beneficare anche pochi fortunati clandestini di Lampedusa con un viaggio regalo (sola andata) nel magnifico paese dell'amico beduino.

lunedì 4 maggio 2009

Il dissoluto punito

Finalmente il dado è tratto. La straziante vicenda di madonna Veronica stava cominciando a turbare perfino il mio sovrano distacco per gli intricati giochi coniugali umani, quando è arrivata la svolta liberatrice. Era ormai diventata una pena vedere la consorte di stato sostare silenziosa e immobile nel buio delle ville, attaccata a ricordi e progetti defunti come una falena alla parete.

È vero che negli ultimi tempi ci si incrociava sempre meno. I continui impegni del premier e la diaspora dei suoi eredi ormai maggiorenni fra aziende di famiglia e lontane università avevano dissolto il blocco familiare e dissipato lo spirito di sacrificio con cui la signora si è sempre sottomessa alla difficile convivenza col piccolo re. Le volte che per caso la si sorprendeva in una delle numerose ville di famiglia, la sua domestica già stava facendo le valigie per spostarsi alla successiva. Ma nonostante madonna Veronica fosse dispensata da una coabitazione continua come quella che tocca a me, le avventure parlamentari ed extra-parlamentari del marito hanno finito per convincerla a rescindere del tutto i vincoli parentali. Ha capito di essere ormai diventata il paravento istituzionale per un uomo tanto adorante la libertà da non sapersene negare nemmeno un po' in ambito coniugale. Dietro al suo mutismo rassegnato covava ormai da tempo la tristezza di chi si accorge di essersi ridotto a un pet di cartapesta, da prendere per mano davanti agli obiettivi dei fotoreporter ufficiali. Una fotografia vivente per aggiornare l'album di una famiglia impeccabile, lei sempre meno giovane e dall'aria
sempre più matura accanto a lui, sempre più chiomato e fanciullesco. Un ritratto pubblico di Dorian Gray.

So (per anamnesi telepatica) che fu lei a volermi in casa. Non per affetto, ma per un capriccio estetico ispirato da un commento faceto di un suo ex-amico gallerista, che una volta le rivelò: "il gatto sfinge, questo totem vivente dai lineamenti archetipici: starebbe stupendamente accanto alla tua testa di Modigliani". "Design dinamico", lo chiamavano nei primi anni novanta, prima che l'affermazione degli animalisti nell'alta società ne facesse tramontare il trend. Lei capì subito che io ero troppo dinamico per andare d'accordo con Modigliani ma rispettò la mia libertà. Suo marito invece non ne voleva sapere di avermi in casa. Ha sempre avuto il terrore di ciò che è senza peli, una specie di horror calvitiae che lo ossessiona da quando aveva meno di vent'anni. Ora che ha ritrovato i capelli, o per lo meno un surrogato acrilico che si fa dipingere sulla testa, mi guarda con compassione e quando riesce ad acchiapparmi mi porta appresso nei suoi viaggi. Anch'io, così pelato e grinzoso, sono il ritratto opposto del suo ringiovanimento progressivo.

L'aspetto comico della piccola tragedia è che a far traboccare il vaso trentennale di una concordia matrimoniale di intenti, se non di sensi, sia stata la generosità del mio coinquilino nel prestare la sua controfigura di cera a una diciottenne campana perché potesse inscenare un party da VIP. Analizzando i referti 1, 2, 3 e 4, salterà anche all'occhio meno esperto che il presunto presidente ha in realtà sempre la stessa espressione, e al massimo cambia la posizione dei suoi arti snodabili, come visibile nel referto 5. Con questo non voglio sminuire la fama di donnaiolo del mio compagno, ma quella notte davvero dormì a casa, per riprendersi dopo una settimana intera passata a esaminare candidate per il parlamento europeo.

Comunque sia andata, ora "papi" minaccia fuoco e fiamme, e conosciamo quanto sappia essere spietato quando lo si tocca nei suoi interessi privati. Ha paura che madonna Veronica incominci a raccontare quello che in realtà sanno già tutti, dai suoi inizi imprenditoriali, ad alcune sue amicizie preziose, fino ai fondi neri per le emergenze giudiziarie. È la paura di un re troppo scrupoloso, che ancora pensa di essere circondato dalla corte e dai sudditi della fiaba di Andersen e teme che il grido "il re è nudo" della ex-moglie-bambina possa innescare una reazione di risate a catena in tutta Italia. Tutto questo non succederà, semplicemente perché non è ancora successo. Il paese gattone dorme sui divani d'Italia. Ogni tanto apre l'occhio per cambiare canale.