lunedì 31 agosto 2009

Di guerre religiose, inseguimenti satiriaci, cannoni olografici e dottori spazientiti

Riprendo a scrivere in un momento di grande smarrimento religioso del mio cattolicissimo compagno. A farlo precipitare nell'agnosticismo sembra sia stata la prematura morte del suo padre spirituale di una vita, l'unico ministro di Dio che nei tempi d'oro del cavaliere cavalcatore sapesse concedergli per telefono anche una dozzina di perdonanze al giorno, praticamente una dopo ogni amplesso. Che apertura mentale, quale generosità umana in quell'umile sacerdote, capace di rimettere qualunque peccatuccio e peccatone. Altro che i prelati moralisti del giorno d'oggi, per i quali vale di più bacchettare il prossimo che sfamarsi dei piatti di lenticchie che generosamente gli si offre. A predicare il senso più profondo del Vangelo ("chi è senza peccato scagli la prima pietra") sono rimasti ormai solo i ciellini.

Già prima che il mio convivente dichiarasse guerra allo Stato del Vaticano per difendere il suo sacrosanto diritto all'adulterio, la ristretta cerchia dei mercenari di casa aveva riconosciuto la sua ossessione per lo sport pelvico come una questione d'emergenza nazionale. Fu il suo tutore Telesina a decidere drastici provvedimenti, una sera in cui al caldo debosciante fece contorno lo spettacolo del Giulianone disabbigliato in fuga nei corridoi del palazzo domestico per scampare alla più forte crisi di ritorno satiriaco che il mio coinquilino avesse mai avuto. D'altra parte anche il suo medico Azzeccaintrugli ci aveva avvertito: "Ci vorrà qualche settimana affinché il cocktail di ormoni equini iperprestazionali che gli ho iniettato fino a qualche giorno fa si smaltisca: copritevi accuratamente ogni parte nuda del corpo perché un qualsiasi angolo di pelle, in un regime di astinenza sessuale coatta quale quella in cui il paziente si trova, potrebbe generare esplosioni di focosità incontrollabili".

Io, che sono tutto pelle spellicciata, mi diedi subito alla latitanza casalinga sugli armadi più alti di casa, concedendomi solo una veloce incursione notturna per un furtivo spuntino. La telepatia d'altra parte non mi soccorreva più: pensieri monomaniaci di vulve danzanti e foreste amazzoniche di peli pubici avevano conquistato il monopolio di quella povera mente semplice e ogni tentativo di fusione mentale con essa avrebbe potuto condurmi sull'orlo della follia. No, quel cervello sfrigolante di fantasie arrapate andava abbandonato a se stesso, e questo spiega anche la mia prolungata assenza dalla rete.

I due fedeli sodali del mio convivente invece avevano preso alla lettera le indicazioni di Azzeccaintrugli e si erano fatti confezionare ciascuno un burqa su misura. Per Giulianone s'era dovuto precettare un'intera fabbrica clandestina cinese di Prato per poter far fronte alle sue esigenze di taglia, ma già in capo a due giorni lui e Telesina potevano muoversi per i meandri di casa come due lugubri ombre di Stanlio e Ollio.

Ma poi, inaspettatamente come ogni agosto, il caldo arrivò. Alta temperatura e umidità congiurarono contro il soffocante travestimento della strana coppia e incominciò allora un lentissimo strip-tease destinato a durare giorni. Inutile dire che proprio l'infinitesimale gradualità di questo svestimento agì come il classico drappo rosso davanti al toro. I primi pezzi di stoffa a cadere furono, nell'ordine: il copriorecchie e i guanti di Telesina, il velo a grata sul visetto di Giulianone, lo scialle nero sulle spalle di Telesina, il fasciamento delle cosce prosciuttesche di Giulianone (il mio coinquilino incominciò a sbavare), il reggipetto a rete da pesca di Telesina (a papi si rovesciarono indietro gli occhi), la pancera in latex di Giulianone (a quel punto il mio balio si mise a ululare).

Fu di fronte a quelle intonazioni licantrope che il turgido omone si abbandonò al panico e si mise a correre per casa, peraltro continuando lo spogliarello degli ultimi straccetti ancora appiccicati alla sua grandiosa massa. Così sobbalzando, tremolando e traballando come gelatinosa materia, dopo circa due ore di mordi e fuggi la carne rosea del maggiorato causò nel povero assatanato quello che in seguito Azzeccaintrugli diagnosticò essere uno shock priapico: il mio coinquilino si era irrigidito sull'attenti con un sorriso da testa di lazzo stampato in faccia, e non c'era modo di ammorbidirlo.

Il discinto Telesina, giunto al limite della sua giobbesca pazienza, decise allora di ribaltare i termini del gioco: anziché nascondere le fonti della tentazione, si sarebbe provato a nascondere il satiro incontinente. "Ci penserò io a rappresentarlo nelle decisioni politiche", disse il saggio consigliere. "Per quanto riguarda poi le pubbliche relazioni... useremo il cannone olografico".

E così è stato. Come centro di cura il capo mandamento di Palazzo Madama ha molto insistito affinché si usufruisse di una comunità agrituristica siciliana di suoi quasi parenti, molto discreta e ritirata. Mentre il mio coinquilino si ristabiliva nel fisico in campagna, Telesina e Giulianone ne riabilitavano l'immagine internazionale facendone rimbalzare il silenzioso ologramma in giro per il mondo. I due cominciarono subito bene, visualizzandolo alle terme di Mességué in versione catartica senza harem al seguito. Ma presto il proiettore si mise a fare le bizze: già fra le macerie abruzzesi la sua immagine risultò instabile, frapponendosi come un'interferenza ridanciana al posto della Madonna invocata dai terremotati in preghiera. In seguito il cannone lo proiettava su un viadotto della Venezia-Mestre a benedire gli automobilisti imbottigliati sotto il sole; in accappatoio bianco a ricevere per una volta anche le figlie legittime nella villa dei pedo-party; in un vertice fra Putin e Erdogan come inopinato cerimoniere. Quando infine è apparso anche davanti alla Merkel sottosforzo in toilette, la strana coppia si è convinta che tanto poteva bastare e hanno disattivato la macchina.

Per fortuna l'originale aveva nel frattempo terminato il suo periodo di disintossicazione da afrodisiaci. Ce l'hanno riportato qualche giorno fa le sue nuove guardie del corpo, assoldate per l'occasione presso l'agriturismo e tutte accomunate da un simpatico accento siciliano. Al principio non lo avevamo riconosciuto, ma quando gli hanno tolto il sacco di iuta dalla testa, sotto una melma liquida di cerone misto ad argilla è affiorata la sua inconfondibile dentatura ridente. La scorta lo ha fatto accomodare su una poltrona e gli ha pure slegato le mani. Poi uno di loro ha preso un cellulare e ha fatto un numero. Ha messo il vivavoce. Era il dottore (vi ricordate?).

"Mi sentite, ah? Mi sentite?"
"Sì dottore, forte e chiaro!", rispose pronto Telesina.
"Eh, per questa volta intatto ve lo ridiamo. La prossima volta viriti che potjebbe macari mancaje qualche pezzo. Qui ci shtiamo proprio ingazzando. Dopo tutti gli sforzi per fari passaje chidde nostje leggi sulle inteccettazioni, sullo scudo fiscale per il moneylaundery silenziosamente, senza che u popolu si jivolti, chistu minchione si fa fottiri dall'ultima zoccola dei servizi co nu registciatoje nelle mutande, e tutto a schifío manda? Davanti a tutta Italia si fa sputtanaje, ah? Ma và a cacàri e lavati u cùlu a mari! E come mminghia pensi di manteneje le promesse che ci facisti se nun teni i voti? Giannuzzo mminghia ma ci shtai appresso tu a chistu nano allegro o no?"
"Sì dottore..."
"Glielo spieghi tu che nu premmier delegittimato a nnente ci serve?"
"Sì..."
"Aviti capito che se nun raddjizzate la situazione facìemu la secessione?"
"Perfettamente..."
"Giannuzzo non mi fottiri ah, ca tantu va a quartara all'acqua fino a quanno nun si rumpi".
"Parole sante, dottore, bacio le mani".

Dopo la telefonata Telesina tremava come una foglia. Pallidissimo, senza dire una parola si è congedato, dicendo che doveva riposarsi un paio d'ore. Ma si era dimenticato di legare il mio balio per impedirgli di farsi del male da solo: in pochi minuti costui si è ripreso del tutto, è corso in Procura a denunciare un giornale che gli aveva posto delle domande, attirandosi le reazioni scandalizzate della stampa mondiale. Poi ha dato l'imprimatur a una bufala bevuta da Citizen Bergum come acqua fresca, che gli ha fruttato gli anatemi della Chiesa. Quando Telesina si è risvegliato, è venuto da noi dicendo: "ho fatto un brutto sogno...". No, tanto brutto non poteva esserlo.