domenica 11 ottobre 2009

Caramba!



Il video musicale mi è stato inviato dai tre amici cileni nel riquadro, fratelli di padre diverso e grandissimi fan degli Inti-Illimani, oltreché, dal 7 ottobre scorso, della Corte Costituzionale italiana. L'omaggio ha parzialmente compensato la settimana bestiale passata con il mio coabitante. Egli è stato preda di una crisi in cui ha alternato pianti, canzoni di Apicella al pianoforte, orazioni sul comunismo sionista capeggiato dai golpisti Murdoch e De Benedetti sul lampadario, barzellette sugli Obama al balcone, insulti alle donne, filmini di Bush, confessioni spontanee, e pacche sulle proprie spalle al grido di "meno male che Silvio c'è". Ha persino provato a strapparsi i capelli d'acciaio, rischiando un pericoloso lifting craniale.

Se almeno il problema fosse stato solo lui! Per giorni qui a casa è stato un viavai incontrollato di persone note e meno note: sembra che mezza Italia abbia deciso di sfilare per le nostre stanze. Per capire la gravità della situazione è sufficiente scorrere l'elenco dei lamentatores che sono venuti a genuflettersi al capezzale del mio coinquilino, mentre lui li riceveva disteso sul divano zebrato di Roberto Cavalli con la camicia nera da play-boy aperta su un petto più flaccido del solito, e il sorriso evanescente di un martire prossimo a tirare gli ultimi. Oltre all'immancabile Telesina, che ormai scambio per la tappezzeria di casa nostra, sono intervenuti, in ordine di comparizione: Gattomammone con il figliolo più intelligente che bello e due druidi ubriachi di acqua del Po; Porcellum, più costituzionalista che chirurgo maxillo-facciale, colui che che ha ridonato simmetria al volto del citato Gattomammone; Malvenduti, il cane meccanico che va a gettoni, più coerente che capace; Riciclo, l'amico di lunga data di papi, più democratico che onesto; lo Spellicciato del video sopra, più ferrato di giustizia che anti-mafioso. Fra costoro anche tante facce nuove e qualche velina travestita da ministro, affinché la processione non risultasse troppo noiosa al padrone di casa.

Causa di tutto questo caos sono stati quei due ermellini scrocconi che ancora l'altra sera, qui, durante un baccanale degno di Trimalchio, millantavano di poter trascinare dalla loro parte i giudici ancora indecisi sul Lodo. Promesse da avvocato. Il mio coinquilino se le era bevute, eccome, e per questo ci è rimasto molto male. A nulla sono valsi i messaggi di solidarietà postuma di Forniconi e Kim Jong-il. Anzi, il primo l'ha mandato in bestia ancor di più: "Aveva ragione Tantardini quando diceva che è il più stupido del mondo", ha esclamato. "Doveva mandare il messaggio di solidarietà anche a Napolitano, non solo a me. Se no qualcuno può pensare che Ghedini si è inventato il lodo apposta per me!"

A proposito del Presidente: ultimamente mi fa proprio pena. È più giovane che disposto allo scontro istituzionale. Quando gli proposero la Presidenza della Repubblica in realtà aveva capito "presidenza della bocciofila" (di Montecitorio) e già per quel ruolo delicato era rimasto parecchio sull'indeciso. Gli onorevoli infatti quando perdono a bocce possono diventare aggressivi. Ora il mio coinquilino non perde occasione per farlo spaventare ed è ormai diventato un gioco per lui minacciarlo con lo scontro fra poteri e con il suo passato filo-sovietico. Così il vecchietto ha chiamato per scusarsi subito dopo la votazione della Consulta ma il mio convivente non ha voluto saperne di parlargli. Preoccupatissimo, l'anziano stalinista ha cercato la sponda dei Presidenti delle Camere, ma nemmeno questo è bastato: l'indomani il mio coinquilino lo ha minacciato di nuovo. Stamattina il poveretto ha letto sul giornale un articolo-killer di Citizen Bergum, che lo accusava di aver simulato un malore per non incontrare papi, più o meno come quest'ultimo aveva fatto il dicembre scorso saltando l'incontro con il Presidente con la scusa del mal di schiena per saltare addosso a una mandinga da favola. Lo stagionato comunista lo ha cercato anche stamattina, per assicurargli che il piedino gli faceva proprio male. Ma lui era già uscito, per andare a prendere tutti i fischi da solo a Messina.

martedì 6 ottobre 2009

Di nuovi incubi, clausure mediatiche, premi Nobel e serve Italie

Questa volta (lo dico con un certo senso di colpa verso i gatti lettori) a tenermi lontano dal blog non è stata solo l'ansia giramondo del mio coinquilino, ma una prescrizione medica: il Dr. Randolf mi ha vietato di interessarmi e di scrivere dell'attività di papi per un mese, da quando gli incubi che hanno protagonista il mostruoso Telegatto hanno ricominciato ad perseguitarmi.

Poche sedute psicoanalitiche via internet sono bastate al luminare per capire il problema: sembra che per qualche ragione io abbia inconsciamente finito per identificare il mio balio con un tiranno prossimo alla caduta ma pronto a tutto per evitarla, compresa la censura delle opinioni discordi mediante querele milionarie, l'abolizione formale del sistema fiscale, il diritto alla corruzione dei giudici, e l'autoamnistia preventiva per ogni reato. Di fronte a queste ansie profonde, nemmeno gli editoriali più rassicuranti di Pavolin-Minzolini, che il dottore mi aveva pur somministrato con successo in passato, hanno più effetto: la scissione fra la mia gattesca tendenza al compromesso domestico e la mia felina venerazione per la libertà è ormai esplosa, e il dottore mi ha imposto una scelta drastica fra il papi pubblico e il papi privato.

Per un mese ho dunque provato a ignorare la vita pubblica del mio balio e devo dire che questa clausura mi ha aiutato. Ho potuto evitare la maratona del mio coinquilino nello studio televisivo dell'esapode dalla voce ronzante, e ho cestinato le centinaia di email di gattocomunisti che protestavano con me per lo spostamento di Ballarò. Non ho assistito alla consegna di frigoriferi e cucine di grande design ai pochi terremotati che ora possono smettere di far finta di essere in campeggio (per gli altri la vacanza in tenda continua). Non ho ascoltato il suo discorso all'ONU, né ho visto il ministro Bond tributare un applauso solitario all'amico beduino.

Non ho seguito alla tv il suo viaggio a Pittsburgh e non ho potuto vedere la faccia tesa di Obama mentre dà le ultime raccomandazioni alla moglie prima del contatto con la Belva Umana. Non l'ho visto intercettare il papa in uno scalo aeroportuale a caccia di una foto-ricordo autografata, come non l'ho visto escortare il pontefice fino alla scaletta dell'aereo, da cui solerti guardie svizzere lo hanno energicamente allontanato prima che si imbarcasse di straforo. Mi sono purtroppo perso anche l'ultima sua barzelletta sugli Obama, ma conto di non perdermi la prossima, quando finalmente farà notare al mondo intero che pure le figlie del Presidente americano in fondo sono abbronzate.

Insomma, è stato un mese di silenzio, pace e relax, rotto solo qualche giorno prima del 29 settembre dall'insediamento in questa casa di un manipolo di voci bianche (fra cui Don Bondio e baby-serpe) e putti rubensiani, che preparavano la canzoncina celebrativa del 73° compleanno del mio convivente. Un testo ispirato:

Siamo qui per te, cuore e anima,
un Nobel di pace, Silvio grande è.
Siamo qui per te, coro unanime,
un’unica voce, Silvio Silvio grande è.

Questa canzonetta lievemente puttanesca è stata il regalo di compleanno del comitato pro Silvio-Nobel. A cantargliela, il giorno del suo genetliaco, c'erano proprio tutti i suoi al completo. Tutti tranne il gregge di donnine in tubino nero e il loro pastorello signor Tarantini-o-Tarantino, per la grande delusione del mio balio che era stato preso da un febbrile allupamento da quando aveva sentito dire dai giudici che per il ruffiano esisterebbe il pericolo di reiterazione del reato.

E stata una festa come tante altre: i soliti filmini di Bush, i soliti discorsi muscolari del presidente più amato dagli Italiani, le solite mani lunghe, le reazioni sempre più stanche e i sorrisi sempre più dolenti delle palpeggiate di turno, i segni della croce di Telesina sempre più contrito dai pentimenti, i rutti di Giulianone. E come in tutte le altre feste, alla fine è rimasto solo, al buio, col disco rotto di Apicella che girava a vuoto. Gli ho fatto accendere il computer per controllare la mia posta e informarmi su cosa fosse successo nel mondo durante il mio mese di vacanza mediatica.

Ecce superman, il miglior premier degli ultimi 150 anni. Lo sguardo inebetito dal mio condizionamento telepatico si era fissato su un qualche fantasma che lo aspettava oltre lo schermo del computer, mentre le sue dita eseguivano i miei ordini sulla tastiera. Mi sono chiesto: e se il segreto del suo successo fosse che nonostante il suo sconfinato potere, la sua allergia per le leggi, le vaccate dette in mondovisione, le adunate televisive e gli istinti insurrezionalisti; se il segreto del suo successo fosse che nonostante tutto questo egli fa misteriosamente ancora pena al paese gattone?

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Ma devo lasciarlo risvegliare: aspetta a cena due giudici della Corte Costituzionale e quando quelli vengono si mangia sempre alla grande.