domenica 29 novembre 2009

Bozza Nostra

Sarà anche la prima aria di Natale in arrivo, ma negli ultimi tempi c'è troppo movimento dentro e intorno a casa. Ieri è stato il turno di alcune graziose ragazze, radunatesi per un provino sotto il nostro balcone. Il mio coinquilino non era in casa; quando è sopraggiunto le maliarde hanno sfoderato ombrelli e labbra di un tale rosso Santa Claus da tramortire subito il malcapitato, già allo stremo della resistenza per il prolungato periodo di castità penitenziale impostogli dal suo rieducatore sessuale Forniconi.

Toccava ai poliziotti di guardia alla maison soccorrerlo prontamente con sali di coca, che lo restituivano subito al mondo cosciente. Non si era ancora rimesso in piedi che il suo infallibile istinto da latin lover già lo costringeva a sfoderare irresistibili armi seduttive: con la mano tremante si mise a firmare dozzine di assegni in bianco alle donnine presenti, nella vana speranza di portarsene su in casa almeno un paio. Soltanto l'eroismo civile dei poliziotti, che lo abbrancarono e lo trascinarono su per le scale del palazzo, gli impedì di dilapidare un patrimonio.

Ormai ci prova con tutte compulsivamente e usa qualsiasi mezzo per raggiungere l'agognato pelo. Arriva persino a scambiare pezzi pregiati del suo governo per anonime ministre di califfati ex-sovietici, come fossero figurine. Oggi mi stavo affilando le unghie sul cellophane che imbraga una nuova statua di dimensioni umane appena recapitataci in salotto, quando l'ho udita rantolare. Mi è bastato scavare nell'involucro per scoprirvi gli occhi terrorizzati di Don Bondio, impacchettato e pronto per essere spedito in Turkmenistan. Gli ho prima firmato le guancione con i miei artigli (regolamento di conti per una vecchia storia di soprusi pseudolirici da me subiti) e ho poi richiuso il pacco regalo: io non interferisco mai col corso della diplomazia internazionale.

Negli ultimi tempi c'è stato un gran vociferare dei rapporti fra mafia e potere politico. Siccome il mio convivente è l'uomo più potente d'Italia e ha pure ospitato per anni un boss mafioso in casa, era prevedibile che alcuni giornali si sarebbero tuffati a capofitto sulla facile equazione. Meno prevedibile era che pentiti di mafia incominciassero a "cantare" a ugole spiegate dei trascorsi sodalizi fra lui, i suoi complici e l'onorata società. "Come mai d'improvviso tutta questa loquacità?", ha chiesto papi un po' incredulo. Il ministro spellicciato di straziagiustizia non ha saputo rispondergli perché era troppo impegnato a convincere il pallottoliere che solo l'1% dei processi sarà prescritto dalla legge sul processo breve.

Telesina ha proposto di chiedere direttamente al dottore. Ma non è semplice, essendo lui latitante. Don Maccieddu si è allora adoperato per organizzare una conversazione su Skype, che non può essere intercettata dai giudici comunisti. Già dalle sue prime parole, il dottore sembrò un poco arrabbiato:

"Che mminghia vuliti?"
"Buongiorno dottore", salutò riverente Telesina, "Baciamo le mani simbolicamente".
"Parla, parla, nun me baciari ca schifìu mi fa. Ca vuliti?"
"Ecco, il qui presente presidente si chiedeva... avrete sentito questo pentito, questo Spatuzza, che dichiarazioni sta facendo... Insomma, volevamo capire se costui è solo un cane sciolto, uno su cui si potrebbe magari esercitare una certa pressione, diciamo trasversale, lei mi capisce dottore, giusto per indurlo a mantenere un po' più di riservatezza su alcune importanti questioni di stato... oppure se è in atto un qualche cambiamento nella strategia generale, se questo Spatuzza cioè non è proprio solo ma potrebbe avere dietro di sé qualcuno che lo ha mandato avanti con un messaggio... vorremmo capire prima di tutto questo, ecco".
"Il messaggio è che nuatri nun ci sentìemu più jappresentati dal tuo presidente. Chillu ha fatto fessu mezzu mundu con le sue promesse. E intantu u 41 bis ancora nun ci fu levato".
"Ma ci pareva di esservi venuti incontro... con lo scudo fiscale, le intercettazioni..."
"Ma chidde sono tutte cose che servono soprattutto a lui! Dove sono i soldi per u ponte sullo stjetto? Picché nun aviti incluso i jeati di mafia nella legge sul processo bbreve? E il 41 bis? Quando chiddu cornutu pelatu dissi che vuliva fari jiapriri a Pianosa, a mia matri nu mezzu infartu ci prese. Pure i paesani più cari mi arrestarono!"
"Capisco, certo, ma un poco alla volta si sistema tutto... Non possiamo fare tutto in una volta..."
"E invece tutto in una volta duviti fari, altjimenti con un lodo qui e un decreto là, ogni mese la gente tiene un motivo nuovo per ingazzarsi. Duviti fari una jiforma generale della giustizia, una tantum, capitu? E nun chiste minghiate ad personam per tappari i buchi dei processi di chiddu stjonzo!"
"La prego, manteniamo un po' di rispetto per gli eletti dal popolo..."
"Sì, eletti dal popolo con i voti e i soldi miei, però. Sentimi bbene..."
"Sì signore".
"Dovete jipartire dalla bozza Violante, capitu? Chidda va bene a tutti, all'opposizione, alla maggioranza, a vuatri e a nuatri. Certo ci vuole del tempo, ma almeno è una jiforma generale che mette tutti d'accordo. Devi convincere il tuo cumpàri che chidda è la stjada giusta".
"Scusi, mi consenta...", cercò di interloquire papi.
"E scrivigli sull'agenda del 41 bis, che chillu memoria corta tene!"
* CLIC *
"Mi consenta, siccome non ho molta dimestichezza con le lingue morte, non credo di aver bene compreso la questione..."
"Ha già attaccato, presidente", disse Telesina scuro in volto. "Ma non si preoccupi, poi le spiego tutto io. Ah, guardi che il gatto si è rimesso a torturare Bondi".

domenica 22 novembre 2009

Il piano B

Sempre chiusi in casa, per lo più soli, io e lui. Ormai fanno due settimane di convivenza forzata in un clima opprimente di paranoie persecutorie, monoloqui da redde rationem, onanismo pneumatico davanti ai video di antiche orgette e ai filmini degli amorosi vertici dell'era Bush, quando ancora la politica era una cosa seria, si esportava la democrazia in Iraq senza preoccuparsi troppo di quella di casa propria, e i rivoluzionari del diritto non avevano ancora realizzato il golpe per sovvertire la volontà del popolo sovrano.

Di buono c'è che almeno siamo usciti dal bunker per tornare nel palazzo del piacere. Una scorta messaci a disposizione da don Maccieddu, il capo mandamento di Palazzo Madama, ci ha aperto un corridoio fra gli assedianti, la torma dell'urbe: disoccupati senza speranza, studenti senza fondi, magistrati senza processi, oppositori senza manifestazioni, corrotti senza corruttori, aspiranti leader senza partito, aspiranti partiti senza leader, burocrati senza poltrona, titolari di social card senza ricarica. Tutti delusi, tutti con la stessa faccia tetra rivolta unicamente verso di lui, in attesa del miracolo promesso e mai successo, foss'anche quello tardivo di una sua vacanza vitalizia sotto i palmizi di un paradiso tropicale.

Ne avevo già parlato in passato e lo confermo: sono mesi ormai che papi sta lavorando segretamente al "piano B", che scatterebbe nel caso in cui egli non riuscisse a imporre l'ossatura della sua riforma costituzionale (processo morto; nomine dei procuratori per sorteggio dagli elenchi dei pizzaioli nazionali e limite di servizio a quattro mesi non retribuiti; riconferma diretta del presidente del consiglio attraverso ballottaggio con una personalità dell'opposizione da lui prescelta; soppressione della carica di presidente della Repubblica con mezzi incruenti; chiusura delle scuole pubbliche e istituzione di lezioni uniche sul digitale terrestre; riduzione del parlamento ai capigruppo dei due poli, ove quello di maggioranza ha un voto in più; nomina di tutti gli associati a Cosa Nostra da più di vent'anni a cavalieri del lavoro).

Il "piano B" consiste nel trovare un paese amico, accogliente per il clima sia atmosferico che muliebre, che lo possa ospitare e che non abbia uno spregevole ossequio per i trattati internazionali, quali leggi sull'estradizione e sul riciclaggio di denaro sporco. Fino a poco tempo fa il paese più gradito era la Libia, abbastanza vicina per favorire un rapido ritorno in patria in testa a una flottiglia di panfili di evasori padani, nel caso le acque giudiziarie tornassero un giorno a calmarsi. Ma lui non sopporta di passare per numero due, e da quando Gheddafi gli ha radunato sotto il naso un gregge di 250 squinzie peninsulari over 1,70 m al prezzo di soli 60 euro a testa per una notte di chiacchiere sull'Islam (mentre a lui tocca scucire gettoni da mille euri per rintronare le escort con il racconto dei suoi G8), la Libia gli sembra un pollaio troppo angusto per lui e l'amico beduino.

Ultimamente stava crescendo il suo interesse per il Brasile, che oltre a essere una fabbrica naturale di gnocche e gnocchi assortiti, ha anche dimostrato di riuscire a nutrire simpatie politiche per i criminali comuni italiani. Ma il destino gli ha messo davanti un'altra Corte Costituzionale, che ha concesso l'estradizione dell'antiredentista Cesare Battisti, creando per lui uno scomodo precedente. Così, mentre tiene d'occhio le prossime mosse di Lula, non smette di cercare sul mappamondo. Per ultimo è finito fra gli emiri sauditi, a tastare il terreno giuridico del deserto.

La gita in Arabia mi ha regalato un po' di respiro, ma dopo due giorni lui era di nuovo qui. Anzi, ha perfino organizzato una colazione con alcuni dei suoi più finti assecondatori senza nemmeno consultarmi. È stata una noia vederlo strapazzare una volta di più il suo servo spellicciato, e rinfacciargli la sua nullità di mero prestanome passacarte. Dopo la scenata gli altri hanno continuato a sorseggiare il caffè in silenzio, lo sguardo fisso sul piattino, e io mi chiedevo quali di quelle facce meste avrei rivisto ancora a casa mia.

domenica 15 novembre 2009

Nel bunker

Ora viviamo nel bunker. È un vero contrappasso per il mio coinquilino, venerato chansonnier dell'italico stivale nonché miglior primo ministro della storia d'Italia nei ritagli di tempo, il fatto di essere costretto a non mettere più il naso fuori di casa, e ad abbandonare le belle compagnie e il lettone di Putin a Palazzo Grazioli per tapparsi dentro le spesse mura di quel Palazzo Chigi che ha sempre snobbato, ufficialmente perché esisterebbe il pericolo che qualche «isolato mitomane» gli metta le mani addosso. Lui allo specchio si ripete che si tratta solo delle fantasie allarmistiche dei servizi segreti, alle quali si conforma per ragioni di protocollo. "Chi potrebbe infatti volere male a quest'uomo tanto generoso?", si domanda ad alta voce dandosi del lei. Certo non le centinaia di imputati d'Italia per corruzione, concussione, truffa e lesioni aggravate che, grazie all'ultimo buco spazio-temporale di Ius Feratu, da un giorno all'altro si troveranno i processi futuri già prescritti da anni.

È questo l'enigma che da settimane lo tormenta: chi può avercela con lui e perché? Di favori è una vita che ne dispensa a tutti, sempre attento a non discriminare nessuno. I complottardi non possono certo annidarsi nella corte di anonimi satrapi che è arrivata in parlamento a ingrassarsi solo grazie al suo nome. Nemmeno quei suoi amici siciliani possono volergliene, vista la legge contro le intercettazioni e le riforme contro la giustizia che gli si sta confezionando appositamente. La Chiesa poi non può proprio lamentarsi: i fondi per le scuole private sono gli unici che le forbici della Finanziaria non taglierà; inoltre il mio balio ha chiuso con le orge a palazzo e quando gli viene una voglia irresistibile di usare la pompetta escogita un viaggio diplomatico nell'Europa dell'est (Polonia, Bulgaria, Russia). Persino l'opposizione non ha di che lamentarsi, visto il sostegno di cui il mio coinquilino sta omaggiando il suo vecchio compagno di giochi bicamerali, teso a fargli guadagnare l'ennesima poltrona di una lunga carriera spesa scientificamente al servizio di se stesso. Anzi, fra i due è di nuovo passione, come dimostra il dialogo qui sotto, propiziato dall'amorino Telesina. Certo Baffino non è la D'Addario, ma le pillole blu, si sa, fanno miracoli.



Resta l'enigma di chi stia tramando alle sue spalle, che neanche la visita all'ex-KGB Putin ha potuto chiarire. Certo il viaggio non è stato proprio superfluo: oltre a testare i marchingegni idraulici che gli vitalizzano le parti basse con due gemellone locali, tali Svetlana e Galina, vincitrici del premio Viagra 2009 sezione Urali, il mio convivente è pure tornato con le valigie piene di nuovi dossier sui comunisti italiani degli anni '50, una tipologia di documenti che in passato si è sempre dimostrata efficace nel convincere chi di dovere della costituzionalità di certi decreti. Ma sulla questione più urgente del nemico interno le spie russe non hanno aiutato, se si eccettua considerazioni fantapolitiche ispirate da una storia piena di rivoluzioni popolari, e hanno invitato a riflettere sui 250.000 che si sono iscritti al prossimo No Cav Day, alle 100.000 signore che hanno firmato l'appello "Non sono una donna a sua disposizione" su Repubblica, agli incazzati dell'Aquila e a qualche milione di disoccupati a casa. Fantapolitica, appunto.