lunedì 11 gennaio 2010

Telefon

Le vacanze purtroppo sono finite, ma sono state davvero fantastiche. Rispetto a un anno fa, quando mi era toccato accompagnare il mio convivente e il suo amico viveur in missione in tutti i wild party in corso fra i Tropici e Cortina, quest'anno ho potuto godermi settimane di pace solitaria a casa.

I contatti con il mio compagno li avevo persi, come la quasi totalità degli Italiani, quella fredda sera di dicembre dell'attentato in piazza Duomo. Ai gatti domestici non spettano aggiornamenti puntuali sulla salute degli altri animali di casa e così rimasi all'oscuro delle condizioni di papi. La tv dal canto suo non rassicurava: per giorni non si parlò d'altro che di odio e violenza, di terroristi mediatici e bombaroli televisivi, gente più pericolosa delle br. In altre parole: farabutti coglioni che dovrebbero morire ammazzati.

Tutti questi proclami apocalittici, nonostante fossero tarati per l'homo videns medio, finirono per condizionare psicologicamente anche me. Piano piano smisi di trovare comica la scena della palombella di Tartaglia, con il volo verticale della cattedrale ambrosiana che scavalca il nugolo di teste d'uovo della scorta per andare scartavetrare il faccione di pongo del mio convivente. Il lavaggio del cervello della tv mi portò a chiedermi: e se si fosse fatto male davvero? In gioco c'era nientemeno che la mente semplice del mio compagno, unico mio tramite telepatico per accedere a internet.

La preoccupazione montò durante l'interminabile degenza. Ebbi paura che i medici del S. Raffaele avessero colto l'occasione dell'ammaccatura per sostituire il processore che da anni aiuta il mio coinquilino nei ragionamenti elementari e che negli ultimi tempi aveva denunciato patetici segni di obsolescenza. La mia preoccupazione aumentò con la diffusione delle parole paraevangeliche attribuite al mio convivente: mi chiesi se esistesse ancora il mio buon vecchio balio, con la sua sana fissa per le donnine allegre, la sua paranoia esistenziale, la megalomania tricologica e il complesso della pompetta corta. Oppure l'upgrade dei suoi circuiti lo aveva per sempre trasformato in un placido castrato digitale, più adatto al ruolo di primo ministro che ai miei condizionamenti telepatici?

Tre giorni fa, dopo la sua lunga peregrinazione fra cliniche private, ville brianzole, piscine in Costa Azzurra e ipermercati, la risposta mi è arrivata a domicilio e in persona. Mi avvicinai a lui con circospezione, annusandolo a distanza per scoprire se fosse ancora quello di prima. Con sollievo riscontrai che nei giorni di clandestinità la puzza d'ospedale aveva lasciato posto a un più familiare afrore inguinale di genere femmineo: il vecchio libidinoso aveva sfruttato la convalescenza per sfogare i suoi istinti, lungamente repressi per la ragion di stato. Papi dunque non era cambiato!

Anch'io, come altri, rimasi perplesso per la totale assenza di segni sul suo volto. Non una cicatrice, non una crosticina: il lattice fardato del suo viso si era ricomposto miracolosamente, apparendo se possibile ancor più liscio di prima. Di fronte al miracolo, qualcuno si fece il segno della croce; un altro istintivamente allungò il dito per tastare la sacra faccia ma fu pietrificato dallo sguardo arcano del proprietario. Un altro ancora, noto appustolato, afferrò un lembo della tunica militare che da settimane avvolge san Papi e invocò: "Guarisci anche me, piccolo padre!". Il buon santone gli mollò istintivamente una pedata inveendo: "Piccolo a chi?". Ma subito l'amore lo vinse, ed egli accarezzò il viso dell'insolente; le pustole però rimasero. Allora l'aedo domestico attaccò un peana di ringraziamento e tutti s'inginocchiarono.

L'unico che se ne stava discosto dal gruppetto senza batter ciglio era Telesina. Proprio lui, l'eminenza grigia, il sadico burattinaio del mio povero mente-semplice, il cervello che prevede e provvede e ha ramificazioni neuronali persino nei suoi cloni disseminati fra gli avversari: cosa sapeva lui che noi tutti ignoravamo?

In un attimo mi giunse l'illuminazione, in forma di trailer di un vecchio B-movie. Mi tornò in mente un particolare di settimane prima, a cui allora non avevo prestato attenzione per abitudine alle stranezze del mondo bipede: nelle ore che precedettero la duomata, Telesina aveva consumato il nostro corridoio facendo avanti e indietro con un grembiulino annodato in vita, mentre ripeteva noti versi di Frost: "I boschi sono belli, scuri e profondi...". Poi, qualche minuto prima dell'attentato, chiamò un tizio che aveva evidentemente altro da fare:

- "Pronto..."
- "..."
- "No, lei non mi conosce, ma questo non ha rilevanza: mi ascolti..."
- "........"
- "Ma abbia un momento di pazienza, lasci che le dica solo una cosa veloce..."
- "................"
- "Ma che m'importa se sta aspettando una ragazza! Senta, tanto vale che lo sappia subito: quella ragazza non arriverà mai!"
- "......................?"
- "Lo so e basta, lei pensi solo ad aprire le orecchie, che il comizio può finire da un momento all'altro: 'I boschi sono belli, scuri e profondi, ma io ho promesse da mantenere e miglia da percorrere prima di dormire'..."
- "......................................."
- "No, no, chi ha detto di 'mantenere Emilia', io ho detto 'promesse da mantenere e miglia da percorrere'..."
- "............"
- "Ma nessuno vuole 'percuotere Emilia'! Io ho detto 'miglia'!
- ".....?"
- "Miglia, sì, miglia! Un miglio, due miglia... È solo un altro modo per dire chilometri"
- "........."
- "Ma con 'chilometri' il giochetto non funziona! Senta, lo so che lei è psicolabile, ma faccia almeno un piccolo sforzo! Adesso gliela ripeto da capo, ma mi stia bene a sentire: 'I boschi sono belli, scuri e profondi, ma io ho promesse da mantenere e miglia da percorrere prima di dormire. Miglia da percorrere prima di dormire'.
- "... . . . . . . "
- "Pronto? Pronto?"
-
- "Mah, speriamo sia andata."

Telesina si tolse il grembiulino e accese la televisione. Mezz'ora dopo le immagini del mio balio insanguinato si diffondevano in tutto il mondo. Arrivarono anche le prime inquadrature del colpevole, un tizio con un'aria totalmente allucinata. Quasi come uno che avesse appena sentito Telesina declamare Frost.

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